lunedì 3 settembre 2007

Il Manifesto dei cattolici nel Partito Democratico

«Una scommessa sul presente». Così si intitola la introduzione al Manifesto di Assisi che, ieri, è stato sritto a conclusione del convegno “Cattolici, Democratici, Riformatori. È il tempo nuovo”, che ha raccolto gli ex popolari della Margherita sostenitori del ticket Walter Veltroni-Dario Franceschini alla guida del Partito Democratico.
«Noi cristiani democratici - recita il testo del Manifesto - affrontiamo, nella politica, la sfida della costruzione del futuro con la convinzione che proprio nel momento del crollo delle ideologie totalizzanti i nostri valori di fondo sono rimasti ben saldi e possono diventare patrimonio comune: l’impegno nelle istituzioni e nella società civile improntato allo spirito della fratellanza e al rispetto della persona. Questi valori e queste sensibilità vogliamo alimentare e condividere nel nuovo partito.
Nelle attuali società democratiche, altamente differenziate e frammentate, la partecipazione e l’iniziativa politica richiedono un ripensamento radicale. Le tradizioni che si ispirano alle migliori esperienze delle forze popolari e riformatrici hanno il compito di scommettere su di un nuovo inizio, per generare politiche nuove che scaturiscano dall’interazione tra culture politiche diverse, ma che hanno in comune l’attenzione alle relazioni sociali, la lotta contro le emarginazioni, l’impegno per valorizzare ogni singola persona.
I cattolici hanno sempre dato un contributo fondamentale alla società italiana e in particolar modo alla nascita e agli sviluppi della democrazia repubblicana. Non hanno mai mancato di misurarsi con i grandi mutamenti storici, di interrogarsi su di essi e di trasformarli in occasioni per fare evolvere la loro cultura e la loro visione politica.

Noi cattolici democratici affrontiamo la sfida della costruzione del futuro con la convinzione che proprio nel momento del crollo delle ideologie totalizzanti i nostri valori di fondo possono diventare patrimonio comune. In questo quadro il Partito Democratico, non solo un nuovo partito, ma soprattutto un partito nuovo, intende ispirarsi alle migliori esperienze delle forze popolari e riformatrici della storia italiana per promuovere una nuova classe dirigente e contrastare ogni concezione aristocratica e oligarchica della politica.
Noi abbiamo scelto con convinzione il centrosinistra, identificandolo come luogo nel quale possono trovare terreno fertile i valori in cui crediamo e la possibilità di mettere in atto una nuova progettualità politica. È con questo spirito che abbiamo deciso di promuovere il Partito Democratico, insieme a donne e a uomini di altre tradizioni e culture politiche del nostro Paese.
Non intendiamo creare, nella casa comune del Partito Democratico, stanze riservate. Nutriamo l’ambizione di rendere accogliente l’intera abitazione per tutti coloro che vogliano condividere questo nuovo progetto. Questo non significa, ovviamente, che i cattolici democratici non abbiano uno specifico bagaglio di valori da portare nel nuovo soggetto politico, come ad esempio una laicità che non rinuncia al valore dell’ispirazione religiosa, ma la vive come garanzia di libertà o una ispirazione moderata che impone il rispetto dell’avversario, il rifiuto della violenza reale o simbolica e il rispetto della pluralità e del pluralismo. Che concepisca una politica che non insegua i desideri, ma che ascolti i bisogni. Che riporti nella politica la dimensione sociale e partecipativa.

In un mondo che rischia di essere unilateralmente dominato dall’economia e dalla tecnica, è necessario ritrovare il senso dell’essere persona, nella sua unicità, fragilità, bellezza. La fase storica che stiamo vivendo richiede un profondo e convinto recupero di valori, che possano fare da bussola per tracciare la rotta in uno scenario sempre più mosso e mutevole.
Dinanzi agli sviluppi delle ricerche scientifiche e tecnologiche, ad esempio, una sempre più ampia e critica diffusione delle conoscenze è condizione indispensabile per l’esercizio di una cittadinanza attiva. Il consolidamento stesso della democrazia è inseparabile dallo sviluppo di una democrazia delle conoscenze.
Nelle battaglie di civiltà per il prossimo futuro un ruolo centrale spetterà alle istituzioni europee. In quest’ottica, il Pd dovrà far ricorso alla sua lunga storia di vocazione europeista. Il compito assolutamente imprescindibile, quindi, è quello di alimentare l'efficacia delle decisioni e l'autorità politica delle Istituzioni europee e rafforzare le relazioni con i paesi e le aree vicine. L’Europa, del resto, non potrà che essere un trampolino per affrontare adeguatamente le sfide globali che ci attendono. Per affrontare queste problematiche, infatti, abbiamo bisogno di una solidarietà che vada oltre i consueti legami di sangue, affettivi, culturali. Tutte le persone, tutti i popoli della terra sono uniti da un destino comune, che impone politiche comuni fra i cittadini di una stessa Terra patria.
Più nel dettaglio, possiamo individuare alcune delle principali sfide che attendono l’umanità nei prossimi anni e sulle quali il Pd vorrà dare il suo contributo, ovvero: il governo delle instabilità climatiche, la transizione energetica verso risorse rinnovabili, la lotta contro le povertà materiali e le miserie morali, il governo delle innovazioni tecnologiche, la pacificazione globale, la promozione di una cultura pluralistica, la difesa e l’estensione dei diritti umani.
Al nascente Partito Democratico spetta il compito cruciale di adottare una visione delle identità che sia evolutiva, flessibile, inclusiva proprio nei confronti delle plurali tradizioni politiche e culturali che lo compongono. Al suo interno, come nell'ambito dell'intera società italiana, deve far propria e diffondere la convinzione che le odierne società complesse, per non degradarsi e non sgretolarsi, hanno bisogno irrinunciabile di una pluralità di posizioni e di punti di vista, ma soprattutto hanno bisogno di contesti, di spazi e di tempi in cui queste posizioni e punti di vista possano evolvere insieme, scambiandosi vicendevolmente le proprie interrogazioni e le proprie conquiste».

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