mercoledì 8 agosto 2007
Stefano Folli, primarie movimentate sono un bene per la politica e per un Pd al 35%
«Che le primarie del Partito democratico, di qui al prossimo 14 ottobre, siano movimentate è un bene per la politica». Comincia così “Il Punto” di oggi, la rubrica quotidiana che Stefano Folli firma su Il Sole 24Ore. Per Folli «negli Stati Uniti… le primarie presidenziali sono scontri all’ultimo sangue, in cui nessuno si sente più protetto degli altri. Le polemiche sono senza esclusione di colpi, il che non esclude che il vincitore scelga poi uno degli sconfitti, da cui magari ha ricevuto pesanti accuse, come candidato alla vice-presidenza. Accadde così, ad esempio, tra Reagan e Bush padre nel 1980. Nelle ultime ore Obama ed Edwards hanno attaccato Hillary Clinton come “strumento di lobbisti”. Nessuno si è scandalizzato, né allora né oggi. La gara italiana, per essere credibile, dovrebbe rifarsi con più convinzione a quel modello, da cui siamo in ogni caso lontani». Una gara aperta o addirittura «irriverente» è, secondo l’editorialista del Sole 24Ore, salutare in prospettiva: «Tanto più che il Partito democratico deve convincere gli italiani molto al di là dei confini di Quercia e Margherita. Un piccolo compromesso storico, percepito come tale, non servirebbe a nessuno. Viceversa un partito del 35 per cento, come è nei sogni veltroniani, presuppone una straordinaria capacità di esplorare spazi nuovi».
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento