«Il Pd non deve essere un partito di nomine e di controllo della società ma della liberazione della società e delle sue energie». Lo ha detto il presidente del Consiglio, Romano Prodi, dopo la riunione con i cinque candidati alla guida del Partito Democratico. «Ai candidati ho detto che chiunque vinca ha il compito di costruire un punto di riferimento della società italiana per cambiare il Paese e portare avanti quello che stiamo facendo adesso in modo ancora più forte, più rapido e completo», ha aggiunto Prodi. Dopo aver ricordato che le primarie del 14 ottobre saranno «una gara tra concorrenti e non tra nemici», il premier è tornato a tracciare l’identikit ideale del Pd: «Quello che vogliamo è un partito che veramente rinnovi la società italiana, che non sia diretto dall'alto da forze economiche o mediatiche, ma che si esprima in un elevatissimo numero di partecipanti alle votazioni del 14 ottobre». Prodi sottolinea che «il coinvolgimento» di elettori alle primarie sarà consistente: «Abbiamo già 35 mila volontari e oltre 10 mila seggi, mi aspetto una risposta popolare molto forte, una espressione di voto larga, grande, perché quando si dice un milione sembra che sia poco ma un milione di persone è un'enormità, è una cifra straordinaria e sono convinto che la supereremo. In confronto a quanto avviene negli altri Paesi e nel centrodestra italiano non si è mai visto nulla di simile». Il premier si è poi soffermato sul rapporto Pd-governo, affermando che tutta la coalizione dell'Unione, anche i partiti più piccoli, non potrà che avvantaggiarsi dalla presenza di un Partito Democratico forte: «Credo che sia tutta la coalizione a giovarsi di un punto di riferimento proprio perché la coalizione stessa ha bisogna di un Pd forte e responsabile. Ne sono profondamente convinto, non solo perché è l'unica condizione per vincere le elezioni, che già sarebbe sufficiente, ma è anche la condizione per trovare più facilmente una sintesi». Infine, una battuta sulla sede della prima assemblea del Pd: «Non abbiamo ancora deciso, stiamo pensando a Roma o Milano, ma anche ad altre città, dipende da problemi logistici».
Soddisfatto e sorridente Prodi, sulla riunione con Walter Veltroni, Enrico Letta, Rosy Bindi, Mario Adinolfi e PerGiorgio Gawronski, ha detto:
«Questa mattina abbiamo fatto proprio una bella chiacchierata su cosa è questa gara. Il nostro è un obiettivo comune. È stato proposto di fare un appello comune al voto. Ho accettato questa proposta e l'ho fatta mia immediatamente, ora studieremo tecnicamente come farlo. Vogliamo dimostrare che ci sono cinque candidati in gara ma con un obiettivo comune».
E dopo l’appello non mancherà neanche il confronto tra i candidati. «Il confronto si farà -ha infatti detto il premier- lo ho accettato e fatto mio immediatamente».
«Le cose stanno molto tranquille -ha continuato-. Quando dico che questo partito deve avere un'anima, vuol dire riprendere un grande pluralismo la grande diversità e la grande fusione delle culture che è stata la base dell'Ulivo 12 anni fa» (Nella foto: Romano Prodi a Foggia nel 1999, alle sue spalle Orazio Ciliberti, di fianco Pino Marasco).
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