di MARESA ZINGRILLO *
Approfitto del sito per evidenziare i “miei” temi, condivisi con Giuliano Amato, Gae Aulenti, Giovanni Bachelet, Franco Bassanini, Sandra Bonsanti, Marco Cammelli, Piero Alberto Capotosti, Lorenza Carlassare, Franco Casavola, Enzo Cheli, Leopoldo Elia, Mauro Ferri, Carlo Federico Grosso, Antonio Maccanico, Valerio Onida, Stefano Passigli, Giorgio Pastori, Alessandro Pajno, Alessandro Pizzorusso, Pippo Ranci, Oscar Luigi Scalfaro, Pietro Scoppola, Federico Sorrentino, Luigi Spaventa, Luisa Torchia, Gustavo Zagrebelsky, e da essi palesati in una lettera aperta inviata ai candidati alla leadership del Partito Democratico.
«La prima questione riguarda l'etica pubblica, il ruolo della politica, il rapporto tra politica ed affari, il rigoroso rispetto della legalità. La politica non è un affare, ma un servizio alla società, che comporta la capacità di progettare e di decidere, l´assunzione di responsabilità prima ancora che di potere. Gli affari sono, e devono sempre restare, un´attività privata, lecitamente perseguita dai privati all´interno delle regole stabilite, ma non devono interferire con la politica, né devono subire interferenze politiche. La politica fissa le regole; si assicura che arbitri imparziali le facciano rispettare; non prende parte al gioco degli affari.
Su questo terreno, incertezze e ambiguità di comportamenti, anche nelle fila del centrosinistra, hanno alimentato il malessere e la disaffezione dalla politica che minaccia la democrazia italiana. Alle radici dell´antipolitica c´è l´impressione diffusa che la necessità di far sopravvivere e alimentare gli apparati di partito appiattisca spesso la politica nella gestione del potere, nell´occupazione partitica di ogni spazio istituzionale, mediatico, aziendale, professionale, nella complicità con corporazioni e lobbies, nella subalternità delle scelte pubbliche a interessi privati, nella commistione fra politica e affari, nella disinvolta elusione di principi etici e leggi civili e penali.
Nel nuovo partito deve essere rafforzata e presidiata con attenzione ed energia la linea di separazione fra politica e affari. Il PD avrà, naturalmente, idee e progetti in materia di economia, regolazione dei mercati, sviluppo, ma questo non deve significare mai contiguità fra i suoi dirigenti e questo o quell´imprenditore, questa o quella impresa o gruppo di imprese, e tanto meno, la volontà di orientare o condizionare specifiche operazioni di mercato.
La seconda questione concerne i metodi della politica e i suoi costi. Anche qui affonda le sue radici l´antipolitica. La democrazia costa. Ma non sono una conseguenza necessaria della democrazia la moltiplicazione dei posti e degli incarichi, l'abnorme incremento del ceto dei politici di professione, il ricorso a metodi di brutale spoils system, la dilatazione dei costi della politica a livelli assai più elevati di quelli riscontrabili negli altri paesi democratici. Nel nuovo partito deve essere forte e limpido l'impegno per la buona politica, per il rilancio dell´etica pubblica, per la riduzione dei costi della politica. L'integrità dei dirigenti politici del nuovo partito deve essere un valore fondante, ispirando i comportamenti di tutti coloro che aderiscono al progetto di una politica libera e rigorosa, non piegata ad interessi particolari».
Sono temi forti, ma solo portandoli avanti con convinzione e rigore potremo riportare la politica nel cuore degli Italiani.
* Candidata all'assemblea costituente nazionale nel collegio di Foggia per la lista “i Democratici per Letta”
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