A quest’ora di ottanta anni fa, nella prigione di Charleston, una cittadina a nord di Boston, nel Massachusetts, meta dell’emigrazione irlandese, venivano ricomposti i cadaveri di due immigrati italiani. A mezzanotte e 19 minuti Nicola Sacco era stato messo a morte sulla sedia elettrica. A mezzanotte e 26 minuti la stessa barbarie uccideva Bartolomeo Vanzetti.
Nicola Sacco (nella foto, a sinistra) era nato il 27 aprile 1891, nel 3° Vico del Codacchio a Torremaggiore, in provincia di Foggia. Anarchico, era emigrato in America nel 1908.
Bartolomeo Vanzetti (nella foto, a destra) era nato l’11 giugno 1888, a Villaffalletto, in provincia di Cuneo. Anche lui, a vent’anni, era emigrato in America.
Erano stati condannati a morte il 15 aprile 1920 per l'omicidio di un cassiere e di una guardia durante una rapina nel calzaturificio “Slater and Morrill”, a South Baintree, altro sobborgo di Boston. La loro esecuzione provocò proteste in tutto il mondo, scatenando un caso giudiziario durato sette anni, fino al tragico epilogo del 23 agosto 1927.
La richiesta di riaprire il caso fu sistematicamente rifiutata, anche quando un detenuto portoricano, Celestino Madeiros, anch’egli condannato a morte, confessò di aver preso parte alla rapina. Solo cinquanta anni dopo, nell'agosto del 1977, il governatore del Massachusetts, Michael Dukakis, riconobbe in un documento ufficiale gli errori commessi nel processo, riabilitando completamente la memoria di Sacco e Vanzetti.
Nell’ottantesimo anniversario di quell’esecuzione, per onorare la memoria di coloro che sono diventati il simbolo della lotta alle ingiustizie e del movimento per l'abolizione della pena di morte, a Torremaggiore è stata costituita l'associazione Sacco e Vanzetti, fortemente voluta dalla nipote di Nicola, Fernanda Sacco. Il comitato promotore ha voluto che la firma con il notaio per la sottoscrizione dell'associazione avvenisse stamattina, 23 agosto, stesso giorno in cui Sacco e Vanzetti furono uccisi dalla sedia elettrica. Una iniziativa che ha ricevuto anche il plauso del Capo dello Stato, Giorgio Napolitano, che con un messaggio di saluto inviato all'associazione ha espresso tutto il suo apprezzamento per l'iniziativa che, «nel tenere viva la memoria dei due emigranti italiani, intende contribuire al movimento per l'abolizione della pena di morte, tappa fondamentale per la difesa dei diritti umani, sulla quale si è di recente registrato l'unanime consenso dell'Unione europea».
Nick e Bart, come venivano chiamati negli USA, si conobbero nel maggio 1916 a Boston, in una riunione di anarchici. Insieme ad altri militanti scapparono in Messico per evitare di essere arruolati. Tornarono nel Massachusetts a settembre e iniziarono a scrivere per “Cronaca sovversiva”, giornale anarchico. La lotta agli anarchici da parte della polizia era fortissima. Molti amici di Sacco e Vanzetti furono arrestati e i due pensarono anche di tornare in Italia per fuggire alla persecuzione. Il 5 maggio 1920 furono arrestati perché nei loro cappotti nascondevano volantini anarchici e alcune armi. Tre giorni dopo i due furon accusati anche della rapina al calzaturificio, avvenuta poche settimane prima.
Dopo tre processi pieni di errori e incongruenze, Sacco e Vanzetti furono condannati alla pena capitale. A nulla valse la mobilitazione della stampa, la creazione di comitati per la liberazione degli innocenti e gli appelli più volte lanciati dall'Italia.
Contro l'esecuzione di Sacco e Vanzetti si mobilitarono non solo gli italiani d'America, ma anche intellettuali in tutto il mondo, tra i quali Bertrand Russel, George Bernard Shaw e John Dos Passos.
«Voi restate nella nostra memoria con la vostra agonia che diventa vittoria», cantava Joan Baez nella ballata “Here's to you” che, assieme alla “Ballata per Sacco e Vanzetti” di Woodie Guthrie, fu resa celeberrima, nel 1971, da ennio Morricone che aveva composto la colonna sonora del film “Sacco e Vanzetti” di Giuliano Montaldo.
giovedì 23 agosto 2007
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