mercoledì 8 agosto 2007

SEGNALAZIONI / Due riflessioni utili per il “forum” sui giovani a Foggia

Sull’Osservatorio on line www.demos.it ci sono due contributi che possono essere utili, in vista del “forum” sui giovani che il Comitato 14 Ottobre della provincia di Foggia sta organizzando.
Il primo è di Francesco Billari, professore Straordinario di Demografia e Direttore del Corso di Laurea Specialistica in Discipline Economiche e Sociali dell'Università “Luigi Bocconi” di Milano. Billari considera in errore «chi, come il Ministro dell’Interno Giuliano Amato o l’editorialista del Corriere della Sera Giovanni Sartori, liquida semplicisticamente le recenti rimostranze sulla gerontocrazia italiana come una ennesima ondata di “giovanilismo”».
La tesi centrale è che parlare di donne e porre la questione della presenza femminile in politica è servito. «Un’inversione della preoccupante tendenza alla diminuzione del peso delle classi più giovani sugli eletti –scrive Billari- sarà possibile sia attraverso esplicite misure, come la diminuzione delle età minime di elettorato attivo e passivo, sia attraverso una persuasione morale, solo continuando a battere su questo tasto. Tra l’altro, dato l’elevato livello di istruzione e di partecipazione al mercato del lavoro delle giovani donne, l’aumento della quota di donne e di quella dei “giovani” possono procedere di pari passo».

Il secondo contributo è di Alessandro Rosina, professore associato alla Facoltà di Economia dell’Università Cattolica di Milano, che sottolinea positivamente il fatto che, alle primarie per il Partito Democratico del 14 ottobre, sia stato esteso l’elettorato attivo e passivo ai cittadini tra i 16 e i 18 anni. «Alla maggior età media delle più importanti cariche di governo ed istituzionali –scrive Rosina- si associa anche, rispetto agli altri paesi occidentali, una più scarsa attenzione politica verso i giovani. Ed infatti le politiche nei loro confronti risultano cronicamente carenti in Italia e la protezione sociale particolarmente bassa. Attualmente la spesa sociale italiana è in Europa quella tra le più sbilanciate a favore delle generazioni più anziane. Oltre i due terzi va in pensioni e invalidità, mentre nettamente inferiore rispetto alla media europea è la quota che va per casa, disoccupazione ed esclusione sociale».

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