sabato 18 agosto 2007

Castagnetti, il Pd possibile oggi grazie ad Alcide De Gasperi

Domani, domenica 19 agosto, si celebra il 53esimo anniversario dalla morte di Alcide De Gasperi (nella foto, a sinistra), il fondatore della Democrazia Cristiana. Una ricorrenza che sarà celebrata a Roma con una messa in suffragio nella Basilica di San Lorenzo al Verano, alle ore 11, dall’Associazione “I Popolari”. Dopo la funzione, si terrà la deposizione della corona sulla tomba dello statista trentino alla presenza del presidente dell’Associazione, Pierluigi Castagnetti (nella foto, a destra) e di altre personalità politiche. Proprio Castagnetti ha scritto un articolo che appare oggi sul giornale “Europa” (foto), in cui si ricorda la figura del grande statista, in un momento politico di profondi mutamenti che coincide con la nascita del Partito Democratico.
«L’anniversario della morte di Alcide De Gasperi ci offre sempre l’occasione per riflettere sulla rilevanza del suo ruolo nella storia della nostra repubblica e in quella dell’Europa –scrive il deputato della Margherita-. Ogni volta sentiamo l’imbarazzo non solo del paragone con il nostro tempo, ma anche dell’uso di un dizionario politico che, per ragioni di pudore storico, andrebbe aggiornato. Penso, ad esempio, al termine “riformismo”, oggi utilizzato per descrivere scelte di profilo tutto sommato modesto e che cinquant’anni fa invece serviva a descrivere l’alternativa al massimalismo e addirittura all’ideologia rivoluzionaria. Per De Gasperi essere riformista significava fare l’Europa, la riforma agraria, la Cassa per il mezzogiorno, il piano Vanoni, il piano siderurgico, la politica petrolifera di Mattei. Obbiettivamente non è possibile un parallelismo con i nostri giorni. De Gasperi si propone poi per la esemplarità della sua figura di uomo roccioso nei principi e integerrimo nei comportamenti, cristiano di fede profonda e mai esibita, consapevole della propria responsabilità di laico e preparato a reggere con dignità e coerenza le ferite di non poche incomprensioni. Non v’è dubbio che la statura morale dell’uomo fosse parte integrante e imprescindibile della grandezza dello statista. Mentre lo diciamo ne avvertiamo peraltro anche la distanza temporale e ci viene spontaneo affermare “altri tempi!”.
Eppure qualcosa –prosegue Castagnetti- sembra avvertirci che se la politica non ritroverà la strada della virtù e delle grandi visioni, difficilmente potrà uscire dalla tristezza della sua insignificanza. Forse questo è ciò che resta veramente di prezioso della vicenda del decennio degasperiano. Dieci anni densissimi che hanno illuminato il cammino nazionale per altri decenni successivi. Per il resto le tante cose che si possono dire dello statista trentino appartengono ormai alla storia, a un passato importante che è ormai passato. Ho davanti a me la foto di copertina del volumetto che “Europa” gli dedicò tre anni fa e mi verrebbe voglia – come fece “Cronache Sociali”, la rivista dossettiana alla fine degli anni quaranta – di interloquire con quel volto e di scrutare quello sguardo, per concludere proprio che quella figura gigantesca è l’immagine di una stagione che si è ormai conclusa. Non è facile affermarlo in termini tanto netti, non fossaltro perché le stagioni storiche sono chiuse tradizionalmente da guerre o da sommovimenti che segnano la rottura di un cammino. Questa volta invece no, siamo passati a un’altra pagina della storia senza sangue e senza scossoni violenti. E’ caduto il Muro senza sangue. In Italia sono finiti tutti i partiti che hanno fatto la repubblica e la Costituzione, senza sangue. E’ nato un sistema politico bipolare, bislacco ma bipolare, assolutamente diverso da quello precedente. E uomini, avversari fino a pochi decenni fa, stanno ora costruendo un nuovo partito. Trascinare De Gasperi qui in mezzo sarebbe ingiusto e impossibile eppure sappiamo che se questo paese ha potuto godere, per la prima volta nella sua storia, un periodo così lungo di pace e stabilità, capace di far evolvere le sue istituzioni e le sue forme organizzative della partecipazione politica e del consenso verso modelli assolutamente nuovi, è perché le fondamenta gettate dai padri fondatori erano profonde e solidissime. Diciamolo con chiarezza: De Gasperi non c’entra nulla con il Partito democratico, ma il Partito democratico può nascere oggi anche perché la concezione della democrazia, le idee e la cultura politica che connotarono il degasperismo hanno prima bonificato e poi fertilizzato nel profondo il terreno della nostra ormai lunga vicenda repubblicana», conclude Castagnetti.

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