
«Caro Dr. Grillo, lei crede che Piersanti Mattarella, Pio La Torre, Aldo Moro, avessero di molti dei loro colleghi politici (anche di grosso calibro) un’opinione molto migliore di quella che lei, dottor Grillo, ha felicemente sintetizzato nel V-day di qualche settimana fa? Oppure che i partiti di trent’anni fa, fra Lockheed, P2 e qualche occhiolino a mafiosi e/o terroristi, fossero tanto migliori di quelli di oggi? Visto che per lei, dottor Grillo, qualche politico di quei tempi è un santo, non uno scemo o un illuso, allora le racconterò una cosa. Quando nel 1976 molti dicevano “non t’imbrancare con questa manica di lazzaroni, non accettare la candidatura”, mio padre mi disse, pacatamente: non è serio dire che la politica è tutta uno schifo, e poi tirarsi indietro anche nel raro momento in cui al timone c’è qualcuno che ti assomiglia, che condivide i tuoi ideali e lavora per il bene del Paese. Alludeva a Moro, altro politico che lei, dottor Grillo, ha proclamato santo nel suo calendario: Moro piaceva molto anche a mio padre. Si parva licet componere magnis, anche noi, oggi, siamo schifati quanto lei e i trecentomila di Bologna. Ma non vogliamo tirarci indietro. Per questo ci troviamo qui, in questa improbabile impresa del Partito Democratico, trascinati da Rosy Bindi: da qualcuno che ci assomiglia, che condivide i nostri ideali e lavora in modo disinteressato per il bene del Paese. Siamo scemi, illusi, complici della casta? O invece più coraggiosi di chi si limita a un pur meritato vaffa?».
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