
«L’obiettivo della proposta era e resta il miglioramento della legge –continua Bordo- con l’obiettivo di rimuovere il maggior numero degli ostacoli posti all’utilizzo delle tecniche di procreazione e fecondazione assistita. Nel caso specifico, i beneficiari dell’intervento legislativo sono le coppie afflitte da gravi malattie genetiche, alle quali è negato l’accesso alle tecniche previste dalla legge 40, destinata esclusivamente alla risoluzione dei problemi riproduttivi derivanti dalla sterilità o dalla infertilità. Queste stesse tecniche, al contrario, potrebbero essere utilmente utilizzate per effettuare le analisi, “pre-concezionali” sugli ovociti materni così da individuare ed eliminare quelli in cui si manifesta il danno genetico che provoca la malattia. Ciò consentirebbe, dunque, di fecondare in vitro gli ovociti sani e di impiantarli seguendo le ordinarie tecniche di procreazione assistita. L’applicazione delle tecniche di fecondazione assistita garantirebbe interventi preventivi volti a ridurre l’incidenza di malattie come la talassemia, la fibrosi cistica, l’anemia falciforme, l’autismo, la distrofia muscolare, la sordità ereditaria o un’altra qualsiasi delle 4.000 malattie genetiche individuate da medici e ricercatori. Per eseguire le diagnosi preimpianto –continua il deputato dell’Ulivo– le coppie afflitte da malattie genetiche sono costrette ad andare all’estero, con il risultato che arrivano a pagare anche 11.000 euro per questo tipo di analisi. A maggior ragione dopo la sentenza del Tribunale di Cagliari, Governo e Parlamento non possono rimanere ancora indifferenti rispetto a questo tema –conclude Michele Bordo– e accettare passivamente anche la conseguente emarginazione dell’Italia all’interno della comunità scientifica e medica europea».
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